Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
Esclusiva TMW

Fiorentina, Harder: "Voglio rimanere tra i grandi. Il mio sogno è giocare nel Real Madrid"

Fiorentina, Harder: "Voglio rimanere tra i grandi. Il mio sogno è giocare nel Real Madrid"TUTTO mercato WEB
martedì 3 giugno 2025, 11:30Serie A
di Niccolò Righi

Provate a immaginare. È il 20 ottobre 2013 e siete un piccolo tifoso della Fiorentina che ha appena assistito ad una rimonta epica al Franchi contro la Juventus. Davanti ai vostri occhi tantissimi campioni: Rossi, Borja Valero, Aquilani da una parte. Tevez, Pogba, Pirlo dall’altra. Flashforward di 12 anni. Quello stesso stadio vi vede esordire con la maglia per cui avete sempre fatto il tifo. “Se puoi immaginarlo, allora puoi farlo” diceva Walt Disney. Deve averlo capito bene Jonas Harder, (ormai ex) centrocampista della Fiorentina Primavera classe 2005 pronto a gettarsi nel mondo del professionismo.

Qualche giorno fa è sceso per l’ultima volta sul prato dello Stadio ‘Curva Fiesole’ del Viola Park per la finale scudetto contro l’Inter dei pari età persa 3-0 e oggi si è raccontato aiu microfoni di TuttoMercatoWeb iniziando proprio da quella dolorosa sconfitta: “Ovviamente è stata una sconfitta molto pesante da mandar giù. Perdere una finale fa sempre molto male, ma perderla da capitano forse è anche un pizzico peggio, perché la fascia ti dà delle responsabilità in più e ti senti maggiormente responsabile. Per quanto riguarda la partita in sé non c’è molto da dire purtroppo. Eravamo arrivati molto stanchi all’appuntamento contro l’Inter, sia fisicamente che mentalmente. Non voglio che sia un alibi ma penso che abbia influito molto. Il percorso che ci ha portato lì resta comunque straordinario. Dal mio punto di vista è stato forse l’anno più bello. Nella fase playoff abbiamo fatto due vittorie storiche: il 4-1 con la Juve ai Quarti e il 2-1 alla Roma in Semifinale".

C'era anche nella finale Scudetto del 2023 persa contro il Lecce nei minuti finali dei supplementari, quale ko ha fatto più male?
“Con il Lecce è stato sicuramente più inaspettato perché è arrivato all’ultimo. Però come emozioni, essendo stata la mia ultima partita nel settore giovanile, questo l’ho sofferto maggiormente. Forse due anni fa avevo in testa già l’idea di potermi rifare…”.

La Primavera viola manca lo scudetto dal 1983 nonostante abbia vinto diverse Coppe Italia e sia riuscita a portare tanti calciatori in prima squadra. Si è fatto un’idea sul perché?
“I trofei sono sempre significativi, tant’è che il nostro obiettivo ad inizio anno era proprio riportare uno Scudetto primavera a Firenze. Tuttavia la cosa fondamentale di un settore giovanile penso sia proprio questa: riuscire a portare i ragazzi ad esordire in prima squadra”.

Il suo rapporto col Mister Daniele Galloppa com’è stato?
“Lo ringrazierò per sempre, con lui sono stati quattro anni bellissimi. Mi ha fatto crescere non soltanto dal punto di vista calcistico ma soprattutto a livello umano. Penso che questa sia la cosa più importante”.

I suoi compagni il prossimo anno giocheranno per la prima volta nella storia viola la Youth League.
“Sono molto contento per loro perché si tratta di una competizione che gli farà crescere e migliorare. Avrei tanto voluto giocarla anche io (ride, ndr)”.

Lei però in Europa ci hai già giocato, in Conference contro il LASK, in occasione del tuo esordio con la prima squadra lo scorso dicembre. Com’è stato?
“Dalla panchina vedevo la squadra segnare uno, due, tre, quattro gol…Naturalmente il pensiero che potessi entrare mi era venuto. Quando mi stavo scaldando non aspettavo altro che il Mister mi chiamasse. Quando mi ha richiamato non pensavo neanche che dicesse il mio nome, me lo hanno dovuto ripetere i collaboratori. Lì è stata un’emozione indescrivibile. Come ho vissuto l’ingresso in campo? L’ansia ce l’avevo più nei minuti precedenti, quando stavo aspettando in panchina. Una volta in campo ero molto tranquillo e determinato. Certo, essere entrati sul 5-0 in una partita finita 7-0 magari mi ha aiutato, però avevo la testa libera e serena”.

In prima squadra troverà alcuni ex compagni come Comuzzo e Martinelli, le hanno già parlato e dato qualche consiglio?
“Con loro mi confronto spesso ma essendo già stato nel giro di convocazioni e ritiri estivi con la prima squadra so già un po’ ciò che mi aspetta. Sono abbastanza tranquillo da questo punto di vista”.

In prima squadra c’è qualcuno con cui ha legato maggiormente? Dodo dopo la sconfitta in finale Scudetto le ha dedicato un bellissimo post su Instagram.
“Lui è forse la persona con cui ho legato di più perché è un ragazzo espansivo, sempre con il sorriso e a cui è impossibile non voler bene. Lo ringrazio per le belle parole che mi ha dedicato, non me le aspettavo. Lui è uno di quelli che incita i più giovani e li mette sempre a proprio agio. Un altro che voglio citare è Rolando Mandragora, che con i giovani è una persona stupenda. De Gea? Lo prendevo sempre alla Playstation e ritrovarlo in squadra è stato incredibile. Ti chiedi cosa ci faccia lì nello spogliatoio con me. Però poi lo conosci e capisci la sua umiltà. Non esagero nel dire che David sia l’uomo più umile che abbia mai conosciuto. Forse è stata proprio questa la sua più grande forza”.

Ha già in mente cosa fare in futuro, se giocarsi le sue carte alla Fiorentina o andare in prestito per fare minutaggio?
“Fare considerazioni su ciò che succederà dopo il ritiro estivo è presto. Non ne ho ancora parlato con nessuno. Rimanere alla Fiorentina sarebbe bello, non posso negarlo. Però non chiudo nessuna porta. Vedremo nei prossimi mesi”.

Comunque vada l’obiettivo è tornare in prima squadra, lei che è tifoso e fiorentino doc.
“L’obiettivo è quello sì. Sarebbe un grande orgoglio. Da piccolo la Fiorentina metteva a disposizione dei suoi tesserati alcuni biglietti per le partite e io non me ne perdevo una, anche se mai avrei immaginato di giocare al Franchi un giorno. Vedevo come una cosa lontanissima giocare in prima vera, figuriamoci in prima squadra. La gioia più grande da tifoso? Devo dire il 4-2 alla Juventus, una partita bellissima dove in campo c’erano un sacco di campioni. Il mio idolo era Borja Valero, il fatto che i tifosi lo chiamassero ’Sindaco’ mi fece innamorare”.

Oggi invece qual è il calciatore a cui si ispira?
“Il mio calciatore preferito sarà sempre Cristiano Ronaldo, anche se fa un ruolo diverso dal mio. Per quanto riguarda i centrocampisti ammiro molto Frenkie De Jong del Barcellona, lui ha tutto, lo reputo uno dei migliori centrocampisti al mondo”.

Suo papà è tedesco e quindi ha il doppio passaporto. L’obiettivo è l’Italia o ha pensato ad un futuro nella Germania?
“Come ho già detto prima io sono uno di quelli che le porte non le chiude mai. Detto ciò, in questo momento mi sento dentro il progetto Italia e di rappresentare la Nazionale azzurra. Anche perché una chiamata della Nazionale tedesca non è mai arrivata”.

In generale, quanto è stata importante la famiglia nel percorso?
“Loro non mi hanno mai messo una singola pressione. Non mi hanno mai detto smetti, ne che ero il più bravo di tutti. Mi hanno tenuto sempre con i piedi per terra, tant’è che mia mamma non è mai venuta a vedermi giocare. La vivano così, con serenità. Con loro parlo soprattutto di aspetti umani legati al calcio. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici mi confronto molto con il cucino di mia madre, che per me è sempre stato uno zio, che è Daniele Balli (ex portiere di Serie A, ndr). Lui forse è quello che mi capisce di più perché sa che cosa possa passare nella testa di un calciatore. Ha una personalità forte, che stimola sempre. All’inizio della carriera io volevo fare il portiere come lui, poi ho capito che non era il mio”.

La sua famiglia non le ha messo pressioni ma in generale quello dell’alto carico emotivo e della salute mentale nello sport è un tema del quale si dibatte molto oggi. Cosa ne pensa?
“Le pressioni le hanno tutti, sia chi fa il calciatore che qualsiasi altro tipo di lavoratore. Poi è vero, nei calciatori si tende molto a sottovalutare l’aspetto della salute mentale. Si vedono soltanto i privilegi di chi fa questo lavoro. Ma è normale che una persona stia male. Dobbiamo sempre restare collegati al 100% con la testa e questo può portare a non farcela più alla fine”.

Qual è il suo sogno?
“Se si sogna lo si deve fare in grande, e quindi dico giocare nel Real Madrid. Per quanto riguarda obiettivi più concreti, vorrei guadagnarmi spazio nel mondo del professionismo e lasciare un segno tra i grandi”.

Ci sono differenze tra Harder calciatore e Jonas persona?
“Quello che faccio vedere in campo è per certi aspetti anche la persona che sono fuori. Sono un ragazzo solare espansivo e molto energico. Cerco sempre di portare spensieratezza nella ia vita e in quella dei miei amici. Amo stare con la mia famiglia, con mia nonna e i miei cugini. Nel tempo libero mi piace stare in compagnia. Prima ero un patito di ogni sport, mi piaceva guardarli tutti. Ora ho un po’ meno tempo per seguirli. Mi piace molto il tennis, seguivo Nadal e ora apprezzo molto Sinner. In passato guardavo molto anche l’NBA e adoravo gli Oklahoma City Thunder di Westbrook. Adesso lo seguo meno, mi piace Anthony Edwards dei Minnesota Timberwolves”.

© Riproduzione riservata
Primo piano
TMW Radio Sport
Serie A
Serie B
Serie C
Calcio femminile
OSZAR »